Enrico Carretta porta la nuova mozzarella al Mercato Centrale
La mozzarella è fresca e si sente, esalta il sapore del latte e arriva ogni giorno dalla Lombardia sotto forma di cagliata e poi viene lavorata e trasformata nel prodotto finale. Milano è la seconda casa di Enrico Carretta, partito dalla provincia di Potenza negli anni Novanta. Come tanti altri ragazzi ha lasciato la propria terra per andare a studiare, dopo la laurea alla Bocconi sono arrivati i risultati. Ma non subito, altrimenti non ci sarebbe nulla di affascinante e sarebbe una storia troppo facile da raccontare. Invece Enrico ci tiene a spiegare tutto nel dettaglio, non è stato facile come può sembrare, ma ha funzionato. “Se puoi sognarlo, puoi farlo” diceva Walt Disney e in un certo senso in questa storia le cose sono andate così.
La passione per la mozzarella ce l’ho sempre avuta, a 18 anni mi sono trasferito a Milano per studiare. Terminati gli studi ho iniziato a fare il consulente in una società di revisione ma in famiglia eravamo grandi consumatori, quando mio papà veniva per lavoro a Milano mi chiedeva cosa volevo e la mia risposta era sempre la stessa: la mozzarella. Abbiamo preso un piccolo stabilimento a Milano, nel frattempo io avevo iniziato a lavorare per la società ma un giorno, per futili motivi, decisi di lasciarla. Mi chiedevo se andare all’estero o restare in Italia, poi ho pensato al caseificio di mio padre e mi sono detto “Perché non provarci?”. Pensando di prendermi il famoso anno sabbatico e tra l’incredulità della mia famiglia sono riuscito a creare un’azienda.
La laurea è stata importante per capire alcune dinamiche, ma non è stata l’unica cosa utile a costruire una carriera di successo, Enrico Carretta spiega che “serve ad aprire la mente, l’università mi è servita per diventare sempre più competitivo. Vedi tante persone che fanno sempre qualcosa in più rispetto a te e quindi la mia competitività è stata stimolata. Ho chiamato un amico che lavorava in Basilicata e gli ho chiesto di accompagnarmi in questa avventura, dicendo che se entro un anno non avesse funzionato io sarei andato all’estero e lui sarebbe tornato a casa“. Il resto della storia è chiaro, la decisione è stata vincente ma, come in tutte le cose, ci vuole anche un pizzico di fortuna e le coincidenze in questo caso sono state tutte favorevoli: “Da un articolo apparso sul Corriere è partito tutto. Poi ho incontrato lo chef Sergio Mei, si innamorò della mozzarella e mi portò all’interno del Four Seasons. Da lì abbiamo deciso di espanderci all’esterno, verso le strutture alberghiere e con altri punti vendita. Siamo arrivati a Madrid, da gennaio siamo a Londra, abbiamo la gastronomia, la pasticceria, l’azienda continua a svilupparsi e diversificarsi“.
Enrico Carretta parla di ormai vent’anni di lavoro continuo, mentre i suoi amici parlavano di weekend al mare e nelle capitali europee, lui continuava a spendere tutte le sue energie per coltivare un sogno che ha dato i suoi frutti. Viviamo in tempi economicamente incerti e forse pochi giovani oggi sarebbero così intraprendenti, Enrico sostiene che “se non hai passione non puoi far nulla, in qualsiasi ambito“. Dopo tutti questi anni i risultati sono sotto gli occhi di tutti ma il lavoro e il sacrificio devono essere una costante:
Io rifarei tutto quello che ho fatto, ci vuole però un briciolo di follia. Bisogna fare qualcosa di diverso, non bisogna uniformarsi, ognuno prende quello che si sceglie. Ci vuole l’idea giusta ma anche la costanza. Per esempio questo è un lavoro che si fa tutti i giorni, lavoriamo con il super fresco. Abbiamo degli stabilimenti produttivi a Milano, ritiriamo tutto il latte da un’azienda secondo le nostre indicazioni, noi cagliamo i latte e portiamo la pasta a Firenze, la lavoriamo al momento e il cliente la mangia calda. Il segreto è farla al momento, sempre, lavorare. E poi è personalizzabile, diamo al cliente quello che ci chiede.
Appunto, il cliente, che secondo Enrico Carretta deve essere coccolato e accontentato in tutto e per tutto:
Io faccio un lavoro che mi piace, la cosa più importante è stare a contatto con la gente. Noi siamo molto attenti al cliente, a coccolarlo, ci mettiamo dall’altra parte, siamo proiettati verso le esigenze della gente, è importante andargli incontro. C’è il contatto diretto con la persona, i nostri clienti si sentono a casa. Bisogna tornare indietro, alle origini. Prima si andava nella direzione dei grandi centri commerciali, noi siamo sempre stati tre passi indietro: questa è una rivisitazione della bottega sotto casa, con la stessa attenzione al cliente che diamo nelle nostre botteghe di Milano. La cosa più importante per noi è il riconoscimento della gente, quando ci fanno i complimenti e capiscono che il prodotto è fresco e di qualità, siamo già stati ripagati.
Foto di Federica Di Giovanni
-
Previous Post
« Vietato fare la scarpetta: spaghetti e bon ton