Cibo in maschera
A Carnevale ogni scherzo vale, anche se è il cibo a farlo. Spesso il cibo è mascherato e può destare confusione, ci sono tanti falsi miti da sfatare, su più fronti: è tempo di togliersi le maschere.
Il pomodoro è uno dei “mascherati” più celebri: lo trovate tra le verdure, ma si tratta di un frutto a tutti gli effetti. Ormai è comunemente considerato una verdura ma per non sfigurare con gli amici potete sempre svelare questo dettaglio. Può creare confusione alla pari del pomodoro anche un altro frutto (sì, frutto) amatissimo in estate: il cetriolo. Originario delle piantagioni ai piedi dell’Himalaya, pare sia arrivato nell’area mediterranea grazie agli egiziani. È arrivata dall’India, invece, la melanzana, anch’essa un frutto che, come i “colleghi”, ha semi e cresce da fiori. Quando mangerete la parmigiana, potrete dire di aver fatto una scorpacciata di frutta!
Peperoni, zucca e piselli sono frutti, gli ultimi in particolare sono i semi del frutto della pianta, per molti potrebbe non essere così scontato. Non ci addentreremo in lezioni di botanica e termini incomprensibili ma ci sono altri alimenti che mettono in difficoltà, perché spesso non si sa dove collocarli. Le olive, per esempio: sono dei frutti e per alcuni l’associazione non è così immediata eppure sono il frutto più coltivato al mondo. E le fragole? Se a livello nutrizionale sono equiparabili agli altri, sono in realtà un falso frutto, proprio come la mela o la pera. Le mele così come pesche, mandorle e lamponi, fanno parte della famiglia delle Rosacee, una delle famiglie più vaste e importanti del mondo vegetale.
Quando avete il raffreddore la prima cosa che vi consigliano è quella di mangiare arance, per il loro contenuto di vitamina C. In realtà nella top ten degli alimenti con il più alto apporto di vitamina C, le arance sono in fondo alla lista, sorpassate dal peperoncino, peperone, timo, uva, kiwi e papaya. Non è colpa loro ma alcuni cibi, per forze di mercato, sono mascherati da cibi più salutari di altri, anche se le cose non stanno davvero così. In particolar modo quando indossano l’etichetta “light” è sempre bene accertarsi che tutta questa leggerezza sbandierata non sia poi controbilanciata da ingredienti poco raccomandabili, oli di vario genere oppure conservanti, aromi e dolcificanti. Se volete una certezza, scegliete sempre il cibo senza maschera (e senza inganno), il più naturale possibile. Tutto quello che vi conferisce energia, come i drink e le barrette, è tutt’altro che sano, questi alimenti e bevande non hanno un indice glicemico grandioso, spesso in molti alimenti considerati light e salutari ci sono più sale, solfiti e coloranti, come nel caso dei coloratissimi energy drink.
Ci sono poi i cibi che amano seguire le mode e sfoggiano maschere trendy, come tutto il mondo del senza glutine. La moda dilaga e le vendite di cibo gluten free negli ultimi anni hanno subito un’impennata, ma perché? Per il semplice fatto che in molti si sono convinti che senza glutine è più sano e che faccia anche dimagrire (colpa anche delle tendenze hollywoodiane). In realtà il cibo senza glutine è creato per un problema specifico, che è quello della celiachia. Il mais ha un indice glicemico peggiore rispetto al frumento, tanto per dirne una. Prima di lasciarvi andare a qualsiasi tipo di dieta e convinzione, è sempre bene informarvi e sentire il parere di un esperto. Il glutine, inoltre, ha la capacità di conferire un maggiore senso di sazietà e, come avevamo già raccontato parlando dell’umami, piuttosto è utile per bloccare l’appetito. A proposito di mode, c’è ancora qualcuno che sostiene che il Kamut sia tra i cereali privi di glutine ma non è affatto così. Negli ultimi anni anche questo cereale ha avuto un grande successo, tutti ne parlano, alcuni lo usano per la dieta ma nessuno sa bene cosa sia. Si tratta del Khorasan, un tipo di frumento del genere Triticum molto simile al grano Saragolla. Prende il nome dalla provincia dell’Iran in cui tutt’oggi viene coltivato ma deve la sua popolarità a Bob Quinn, che ha avuto la geniale idea di registrare il marchio e costruirci una storia affascinante intorno.
La storia, si trova anche sul sito ufficiale, racconta di un pilota americano che nel 1949 si trovava in Portogallo quando gli donarono dei particolari chicchi di grano provenienti da una tomba egizia. L’aviatore inviò quei semi al padre in Montana, che li coltivò con grande successo, rinominando il prodotto “Grano di Re Tut”. Qualche anno dopo, quando ormai l’interesse intorno a questo grano miracoloso si era affievolito, Bob Quinn tornò a ripensare al prodotto, arrivando alla registrazione del marchio Kamut e costruendo un vero e proprio impero. La storia creata attorno al grano antico è senza dubbio affascinante, il marchio vuole essere una garanzia per un prodotto bio che, di fatto, si presenta come più costoso, arriva dagli USA o dal Canada nella maggior parte dei casi e in Italia esistono sia delle varietà di grano Khorasan che altre tipologie simili che potrebbero essere valorizzate anche più del Kamut. Quali benefici ha questo grano dei faraoni? I chicchi giganti, più sali minerali, più vitamina E, migliore digeribilità, perché sottoposto a minori manipolazioni rispetto ad altri tipi di grano, dicono. Benefici sì, ma non si può gridare al miracolo, piuttosto: giù le maschere!
Foto di Federica Di Giovanni
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