Un 1519 da ricordare
Preso a lavorare nella bottega del maestro Andrea Del Verrocchio, si dedicò inizialmente alla pittura e al disegno, solo alcune delle numerose attività alle quali venivano introdotti i suoi allievi. Il lungo percorso di Leonardo Da Vinci lo portò ad avvicinarsi a Lorenzo Il Magnifico (sempre tramite il Verrocchio) e sue sono opere come La vergine delle rocce, Dama con l’ermellino, la celeberrima Gioconda, l’Ultima cena. Il fascino di una figura così poliedrica è perdurato nel tempo, spesso le opere di Da Vinci sono considerate enigmatiche – La Gioconda su tutte – e, come lui, sempre circondate da un alone di mistero. Parte di questo fascino, oggi, è frutto del romanzo di Dan Brown “Il codice Da Vinci“, che ha però avuto anche il merito di riportare l’attenzione dei lettori su una figura di enorme importanza. Da Vinci ha vissuto in luoghi diversi e per molto tempo è stato lontano da Firenze, passando da Roma a Milano, Pavia e Venezia, fino ad approdare in Francia, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.
Nel 1517 iniziò a lavorare alla corte di Francesco I e morì due anni dopo, all’età di 67 anni, al maniero di Clos-Lucé di Amboise. Considerato in qualche modo il fondatore della paleontologia, Leonardo Da Vinci si dedicava anche agli studi di anatomia e ha dato il suo contributo con moltissime invenzioni che, nel tempo, hanno preso forma. Il suo più grande sogno era forse quello di vedere l’uomo volare e aveva iniziato a lavorare ai suoi progetti a partire dallo studio anatomico degli uccelli, fino ad arrivare alla costruzione dell’aquila meccanica. Era una mente inarrestabile quella di Leonardo, che era capace di scrivere in modo speculare, amava inventare rebus e anagrammi per diletto (e questo è stato sicuramente un grande aiuto per Dan Brown), inventava anche strumenti musicali e tra le sue creazioni c’è anche il paracadute. Il Codice Atlantico è ciò che più di tutti rappresenta i molteplici interessi di Leonardo e il modo in cui li coltivava e li metteva in pratica. Si tratta di una grande raccolta di disegni (anche se purtroppo non tutti sono riusciti ad arrivare così lontano nel tempo), prevalentemente incentrati sull’idraulica, architettura e ingegneria. Tra le altre cose, però, Leonardo Da Vinci era anche uno scenografo e amava costruire attrezzature che potessero essere funzionali per il teatro. Il suo estro gli fece guadagnare una certa fama anche nell’organizzazione di sfarzosi banchetti e, come sempre, lui si ingegnava per trovare soluzioni più funzionali anche in cucina, avvalendosi delle sue conoscenze e della tecnologia. Leonardo Da Vinci, per esempio, ha creato un modello di girarrosto che in seguito appartenne anche a Caterina de’ Medici. Era un conoscitore della botanica, dei benefici di piante e spezie e ha pensato alla creazione dell‘Acquarosa, una bevanda dissetante a base di limone e petali di rosa. C’è chi dice che Leonardo Da Vinci fosse vegetariano, sebbene non ci siano prove a supporto di questa teoria. Sulla sua figura, dopotutto, sono state fatte moltissime speculazioni nel corso dei secoli, che l’hanno inevitabilmente reso una figura affascinante anche nell’ambito della cultura di massa. A lui sono stati dedicati tantissimi convegni e opere, dai documentari a film e serie tv, passando per “Da Vinci’s Demons” di David S. Goyer (2013) alla trasposizione cinematografica del romanzo di Brown, che ha avuto anche dei sequel – arrivando a toccare un’altra figura di enorme importanza come quella di Dante Alighieri in “Inferno“.
L’anno in cui Leonardo Da Vinci moriva corrisponde a quello della nascita di un’altra personalità di spicco come quella di Caterina de’ Medici. Anche il suo destino la portò da Firenze alla Francia, sempre nella valle della Loira, a Blois. Come Leonardo, il personaggio di Caterina è considerato enigmatico e controverso, da alcuni è stata descritta come una donna spietata e assetata di potere, una mente machiavellica ribattezzata “la regina nera”. Tutto può essere vero oppure no, di certo Caterina de’ Medici non era convenzionale, soprattutto per i francesi. Fu lei ad introdurre l’utilizzo della forchetta alla corte di Francia e, più in generale, cambiò numerose abitudini fino ad allora ben consolidate. Oltralpe portò con sé la sua passione per la cucina, in particolare quella di casa, senza mai nascondere la sua grande passione per i carciofi e per il cibreo, un piatto di origine povera ma molto gustoso, a base di uova e pollo, che in Francia non trovò mai terreno fertile.
Il 1519 è l’anno in cui Hernan Cortès partiva dalle Antille alla volta del Messico. Il resto è una storia che abbiamo già raccontato, che si intreccia con il giallo estivo dei fiori di zucca. Era febbraio quando Cortès e i suoi uomini si preparavano a salpare, non senza screzi e difficoltà. La determinazione del conquistador era tanta e non era disposto a guardare in faccia nessuno. Nel 1511 aveva già conquistato Cuba ma il suo sogno più grande era quello di trovare l’impero azteco, del quale aveva sentito parlare per via di enormi ricchezze, dal valore inestimabile. Di origini umili, Cortès era ambizioso oltre ogni limite, tanto che da figura di riferimento, il fido Velasquez per lui divenne un acerrimo nemico che gli sbarrava la strada. Moctezuma era considerato dai più un imperatore spietato e sanguinario ma non aveva ancora conosciuto la furia dei conquistadores spagnoli. Non bastò far rotolare teste e mostrare sacrifici umani per scoraggiarli, la loro crudeltà era perfettamente bilanciata da un’ingenuità che per gli spagnoli giocò un ruolo fondamentale per una vittoria schiacciante. A novembre Tenochtitlàn non era più azteca. Una volta tornati a casa, gli spagnoli portarono con sé i beni preziosi dell’impero azteco e tra questi si nascondevano i preziosissimi chicchi di cacao. Insieme a zucche, patate, pomodori, peperoni, fagioli e mais, tutti gli ingredienti che oggi rendono più variegata la nostra cucina. Leonardo per primo, infatti, insegna che la curiosità è un istinto indispensabile per imparare, conoscere, creare.
Foto di Federica Di Giovanni