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Il processo di cambiamento

Postato il 16 June 2020 da Elide Messineo
Nel 1989, ad Hannover, un tizio di nome Klaus Meine stava ripensando a un suo recente viaggio a Mosca e decise di scrivere una canzone che raccontasse la situazione che l’Europa dell’Est stava vivendo. Il suo Paese, che era la Germania, in quel momento si trovava diviso in due parti. Di lì a poco sarebbe crollato il muro di Berlino e con questo evento epocale sarebbe iniziato definitivamente il declino dell’Unione Sovietica. Un vento di cambiamento stava soffiando sull’Europa dell’Est, destinato a stravolgere le sorti politiche, economiche e sociali del mondo intero. La canzone si intitolava “Wind of Change”. Klaus Meine aveva (ed ha tutt’ora) un gruppo, gli Scorpions, che con questo brano ebbe un enorme successo, vendendo oltre 14 milioni di copie e diventando il singolo più venduto di tutti i tempi di una band tedesca all’estero. Il brano descriveva perfettamente uno stato d’animo comune, la voglia e il bisogno che le cose cambiassero.

Cambiare” è una necessità ma è anche una parola spesso abusata e sottovalutata, amata dai politici che raccontano i loro sogni di ribaltare le loro sorti promettendo sempre e solo una cosa: cambiamento, cambiamento e certezza che tutto cambi solo per diventare migliore. Certo, cambiare non significa andare sempre nella giusta direzione ma, ormai lo sappiamo, sbagliando si impara e alcuni errori potrebbero segnare la salvezza di qualcuno. Se non avessimo cambiato i nostri gusti, non ci sarebbe piaciuto il sushi, saremmo rimasti indifferenti alla scoperta della novità e avremmo apprezzato sempre e solo le stesse cose. Se non avessimo sentito il desiderio di cambiamento, non avremmo cercato altro, non saremmo stati curiosi, non avremmo scoperto nulla di nuovo e saremmo rimasti ancorati alle solite, vecchie, certezze. “Stasera basta con la solita capricciosa, la mangio da 15 anni, cambiamo!” – è così che deve essere andata quando quel tizio canadese ha inventato la pizza con l’ananas.

Cambiamento è trasformazione, senza di questa – che è un cambiamento più profondo e radicale – non potremmo diventare altro e, forse non ci avete mai pensato, ma non potremmo mangiare praticamente nulla. Perfino i crudisti hanno bisogno di trasformazioni, per quanto limitate, per consumare il loro cibo e queste trasformazioni arrivano da molto, molto lontano, la loro storia si perde indietro nel tempo. Non a caso, negli ultimi anni c’è stata una riscoperta e una rivalutazione della fermentazione, che è spesso il processo da cui nascono cibi e bevande di ampio consumo quotidiano, dal pane al vino passando a birra, formaggi e yogurt. La fermentazione è quel processo chimico da cui si formano i cosiddetti “batteri buoni”, che conferiscono un sapore diverso ai cibi che consumiamo e ne modificano le proprietà. Tra i cibi fermentati più celebri ci sono il kefir, nattō, kimchi, tè kombucha, tempeh, aglio nero e crauti. Negli ultimi anni la fermentazione è diventata così popolare e amata dagli chef più importanti al mondo tanto da avere avuto una rivista tutta sua (CURED) ed è utilizzata soprattutto nei paesi asiatici. Il re della fermentazione è probabilmente l’uovo centenario, prelibatezza della cucina cinese. Non lasciatevi ingannare, però, dal suo nome suggestivo: la sua fermentazione non dura un secolo ma è comunque piuttosto lunga. Dura almeno 100 giorni in cui l’uovo, preferibilmente di anatra, viene messo a fermentare con acqua, sale, carbone e ossido di calcio. Il suo albume diventa gelatinoso, dal colore ambrato, mentre il tuorlo diventa verde scuro. Il suo aspetto è tutto fuorché invitante ma è già da tempo considerato una vera e propria prelibatezza. I progressi della tecnica hanno portato a una revisione della ricetta che rende il procedimento più semplice ma il risultato non cambia. Il sapore dell’uovo pìdàn è molto forte, intenso e probabilmente non è per tutti i palati.

Cibo a parte, quando si parla di cambiamento, si parla di un processo del tutto naturale ma dal punto di vista psicologico non sempre così immediato, poiché è fortemente legato al concetto di identità. Tuttavia, ogni identità è fatta, oltre che di certezze e schemi comportamentali e cognitivi, anche di cambiamenti e trasformazioni, evoluzioni. Qualche volta anche di rivoluzioni. I tempi corrono e mentre corrono cambiano, cambiano le abitudini e le necessità, perché cambia il mondo intorno a noi, cambiano le stagioni, i significati e le percezioni, cambia la natura, cambiano l’offerta e la domanda, le direzioni, i paesaggi, i calzini, i paradigmi, tutto è destinato ad evolversi, nulla rimane immutato. Così è la vita.

That’s life,

that’s what people say

You’re riding high in April

Shot down in May

But I know I’m gonna change that tune

When I’m back on top, back on top in June.