Api sui grattacieli
Tra gli impollinatori non ci sono solo api e altri insetti ma anche animali come i colibrì o i pipistrelli, che sono ugualmente a rischio e ancora adesso le conseguenze della riduzione della loro presenza in natura sono fortemente sottovalutate. Le Nazioni Unite hanno creato diverse giornate internazionali, concentrandosi su più argomenti che però molto spesso convergono in una delle esigenze più importanti: la tutela della biodiversità. Ne sentiamo parlare spesso, senza sapere magari di poter dare un contributo, nel nostro piccolo, per migliorare la situazione. Basterebbe, per esempio, acquistare il miele solo dai piccoli produttori locali, stare attenti al modo in cui trattiamo le piante nei nostri giardini o nei nostri orti, evitando di utilizzare pesticidi, fungicidi e altre sostanze chimiche che mettono a rischio le colonie. Un’altra cosa che molti forse non sanno, è che le api hanno bisogno di acqua stagnante, perché il loro metabolismo e il loro duro lavoro richiedono un alto apporto di sali minerali. Lasciarne un po’ tra le proprie piante in giardino, può aiutarle. L’informazione, se corretta, si rivela sempre un’arma potentissima, attraverso la quale si possono diffondere le proprie conoscenze per sensibilizzare gli altri e per sviluppare le soluzioni migliori per rendere efficaci tutti i nostri sforzi.
Api imperiali
Perché le Nazioni Unite hanno scelto proprio il 20 maggio come data per celebrare la Giornata Mondiale delle Api? Si tratta della data di nascita di Anton Janša, il fondatore della moderna apicoltura, che ha portato l’attenzione sul duro lavoro delle api, spesso citato come un vero e proprio esempio virtuoso dal quale trarre ispirazione. Janša si accorse presto delle straordinarie capacità delle api: così piccole, così talentuose, ancora oggi vengono costantemente studiate e sono una continua fonte di informazioni, pronte a regalare mille sorprese. Anton Janša è stato un pittore sloveno con una grande passione per l’apicoltura, al punto da avere centinaia di arnie nella sua casa. La sua passione lo fece diventare il primo professore di apicoltura in Austria, quando trasferì le sue arnie nella corte imperiale. Lì ebbe a disposizione gli spazi del giardino imperiale di Augarten, dove ebbe modo di approfondire le sue conoscenze sulla sciamatura (ovvero il momento in cui l’ape regina abdica e lascia l’alveare insieme ai suoi “fedelissimi”), scoprendo in che modo i piccoli insetti producessero il nettare in quantità e qualità maggiori e come giovassero alle colture, in particolare quella del grano saraceno. Dall’alveare l’uomo riesce da sempre a ricavare prodotti preziosi, a partire dal miele e passando per la pappa reale (destinata esclusivamente alle larve e alla regina), la propoli (che noi utilizziamo per curare il mal di gola e che le api utilizzano in primis come disinfettante), la cera (usata per candele, falegnameria e parquet) e perfino il veleno: il suo utilizzo è stato rivalutato per curare reumatismi e dolori articolari.
Le api vivono seguendo un’organizzazione impeccabile e gerarchica, che è stata fonte di ispirazione anche per l’araldica: questi piccoli insetti sono simbolo di operosità, lavoro e dolcezza. Napoleone aveva scelto per il suo mantello la rappresentazione di api dorate, come simbolo di immortalità e resurrezione legate al suo impero. In piazza Santissima Annunziata, a Firenze, i passanti si divertono con la conta delle api che si trovano ai piedi della statua di Ferdinando I Granduca Illuminato (commissionata a Giambologna e poi conclusa dal suo allievo Pietro Tacca), che rappresentano un’allegoria del potere fiorentino. Il monumento equestre mostra una serie di api operaie in un disegno circolare: circondano e proteggono la regina, che si trova al centro. Si dice che bisogna contarle senza toccarle o indicarle e riuscire nell’ardua impresa di non perdere il conto. Se ci riuscirete, avrete buona fortuna.
La danza e il futuro
Il lavoro dentro un alveare è incredibile e minuzioso. Per esempio, che sia caldo o freddo, le api hanno sviluppato delle tecniche per mantenere la temperatura costante nelle celle ed esistono delle api che svolgono esclusivamente questo ruolo, le ventilatrici. Tutti i risultati ottenuti sono il risultato di un’organizzazione efficiente e di un solido spirito di collaborazione, ogni ape è specializzata nel suo ruolo e svolge quello per tutta la durata della sua vita. Nel corso degli anni è stato scoperto anche che questi operosi insetti hanno un linguaggio tutto loro, studiato in modo approfondito da Karl Von Frisch, biologo viennese (premio Nobel in Fisiologia e Medicina nel 1973, insieme a Nikolaas Tinbergen e Konrad Lorenz). Il suo lavoro fu messo a dura prova sia dallo scetticismo iniziale sia dal periodo storico: con l’ascesa del nazismo, le origini ebraiche dello scienziato e le sue frequentazioni divennero motivo di forte discriminazione. Oggi il suo contributo risulta prezioso ed è stato proprio lui a decifrare la danza delle api, che viene usata per indicare una fonte di cibo e che cambia in base alla distanza che bisogna indicare. Von Frisch studiò a lungo le api, arrivando a scoprire anche le loro modalità di orientamento e la capacità di riconoscere i colori.
Quanti fiori servono per la produzione di un chilo di miele? 2.737.500. Una singola ape, per produrre questa quantità di miele, vola per circa 150.000 chilometri. Nonostante il loro minuscolo cervello, questi insetti – che a molti fanno paura – devono fare tantissimi calcoli nel corso della loro esistenza: che si tratti di calcolare la distanza da percorrere o delle misure per la costruzione degli alveari dalla perfetta forma esagonale. Il cambiamento climatico ha messo a repentaglio molte specie e anche le api non se la passano benissimo. Oggi le arnie sono sempre di meno e si cercano soluzioni per cambiare le loro sorti: per fortuna in questi ultimi anni c’è stata una ripresa di coscienza in merito. Gli scienziati hanno già da tempo lanciato l’allarme e nel 2007 è uscito un film d’animazione utile a sensibilizzare i più piccoli sull’importanza delle api: Bee Movie. Il protagonista è Barry (Jerry Seinfeld), che non vuole restare rinchiuso nell’alveare e pensare solamente al miele o di dover svolgere la stessa funzione per tutta la vita. Da un lato c’è la voglia di evasione e la ribellione, l’idea di andare alla scoperta del mondo; dall’altro c’è un mondo che si rivela estremamente minaccioso, non solo per Barry e la sua colonia ma per tutti gli esseri che lo popolano. In maniera naturalmente caricaturale e drastica, il film lancia un messaggio chiaro e rappresenta bene l’idea di quello che potrebbe succedere se le api un giorno dovessero sparire dal nostro pianeta. Per fortuna l’uomo è un loro alleato, che sa di non poter fare a meno dei loro doni e la pratica dell’apicoltura, anche volta alla tutela di queste creaturine, è in aumento. In Italia è praticata in larga percentuale per hobby e autoconsumo, mentre oltreoceano ha assunto tinte più hipster: nel 2018 il numero di arnie nello stato di New York è aumentato del 35% (NY Post), adesso ci sono le api perfino in cima ai grattacieli della Grande Mela.
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