L’importanza del freddo
29, 30 e 31 gennaio sono tradizionalmente definiti “i giorni della merla” e sarebbero anche i più freddi dell’anno. Non c’è davvero un riscontro scientifico ma probabilmente un tempo era possibile che fosse vero a causa delle diverse temperature.
Sul perché si chiamino così ci sono diverse versioni, una racconta della merla e i suoi pulcini nascosti in un comignolo per ripararsi dal freddo. Dapprima neri come la pece, uscirono dopo qualche giorno grigi per la fuliggine e da allora le merle e i pulcini furono sempre grigi, mentre i maschi, com’è risaputo, sono neri. Un’altra versione, ancora più fantasiosa, riporta queste giornate a uno scontro tra il mese di gennaio e una merla. Il mese durava solo 28 giorni e la merla pensò di beffarsi di lui preparandosi le scorte di cibo per tutta la sua durata, in modo da uscire allo scoperto solo alla fine. Indignato per la beffa, gennaio prese in prestito qualche giorno da febbraio, ecco perché adesso dura di più: decise di punire la merla con gelo e neve, costringendola a trovare riparo in un comignolo e alla fine anche lei divenne grigia per via della fuliggine.
La rivoluzione del frigorifero
Le leggende non mancano, visto che altre versioni come quella di Sebastiano Pauli, riportano la “merla” a un cannone che doveva attraversare il fiume Po o ancora a una Signora rinominata “de’ Merli” che doveva oltrepassare lo stesso fiume per andare dal marito ma poté farlo solo durante i freddi giorni di fine gennaio, quando era gelato. Che sia vero oppure no, i giorni più freddi dell’anno sono un evento atmosferico naturale (ed anzi, il surriscaldamento globale sta mettendo un po’ tutti in difficoltà) e senza il gelo e la neve molte cose non sarebbero accadute. Per esempio, non potreste mangiare una granita rinfrescante sotto il sole di luglio. Come si conservava il cibo quando non c’era ancora il freezer?
Molto tempo prima c’erano le ghiacciaie, si sfruttava tutto quello che la natura aveva a disposizione per ottenere il massimo, in questo caso si deviavano le acque dei fiumi in questi punti, in cui poi si trasformavano in ghiaccio. In Sicilia si usava farlo sull’Etna, poi la neve veniva raccolta e venduta in città, ad oggi questi punti sono diventati dei veri e propri reperti storici come La ghiacciaia della Madonnina sulla montagna pistoiese. Negli anni Venti del Novecento arrivò il frigorifero. Certo non fu disponibile nell’immediato per tutti i ceti, ma iniziò a risolvere un bel po’ di problemi. La prima macchina fu brevettata nel 1851 da John Gorrie e poi perfezionata nel corso del tempo, ci lavorò perfino Albert Einstein. Il macchinario venne reso sempre più comodo e facilmente utilizzabile, rivoluzionando una volta per tutte il mondo del cibo. Si potevano già intravedere i primi effetti della globalizzazione, da quel momento divenne sempre più facile trasportare il cibo da una parte all’altra del mondo evitando che si deteriorasse, da qui arrivarono le numerose contaminazioni alle quali oggi siamo talmente abituati da considerarle normali. Fin dal Paleolitico l’uomo aveva capito che il freddo riusciva a conservare meglio gli alimenti ma ci volle molto tempo prima che riuscisse a riprodurlo in maniera artificiale. Dopo i primi brevetti e gli aggiustamenti, fu nel 1921 che Copeland e Wales riuscirono a costruire la versione del frigorifero più vicina a quella che utilizziamo oggi, chiamata Kelvinator, in omaggio al fondatore della moderna termodinamica. La fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo furono ricchi di scoperte e invenzioni, nello stesso anno in cui il frigorifero trovava finalmente la sua forma migliore, per esempio, fu inventata anche la macchina della verità.
Senza questo prezioso strumento i ristoranti riuscirebbero a fare ben poco, sulle navi si mangerebbe solo cibo in scatola, idem per gli aerei, in casa il cibo durerebbe a stento pochi giorni e nei paesi più caldi le difficoltà sarebbero maggiori. Oggi con la tecnica della surgelazione (arrivata nel 1928, da non confondere con il congelamento) i cibi possono essere conservati a lungo, anche già cotti, un “salvavita” per migliaia e migliaia lavoratori incalliti – e non solo – che non trovano il tempo per cucinare o che semplicemente non ne hanno voglia. Riuscireste a vivere una settimana senza il supporto di questo elettrodomestico?
Foto di Federica Di Giovanni
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