Quentin Tarantino tra strudel di mele e fast food
Abbiamo visto che nel cinema di Federico Fellini il cibo è strettamente legato alla sfera erotica, sebbene Quentin Tarantino sia un estimatore delle pellicole del regista di “8 ½“, sono molto più riconoscibili gli omaggi a Sergio Leone e al cinema di serie B. Se non ci sono scene splatter, poi, non è un vero film di Tarantino e il cibo, prima che queste scene prendano il via, gioca sempre un ruolo fondamentale. Dietro si cela una calma apparente, si degusta il sapore della vendetta imminente e in alcuni casi, come quello di “Django Unchained” (la white cake di Calvin/Leonardo DiCaprio) e “Bastardi senza gloria” (il bicchiere di latte bevuto da Christoph Waltz), il candore e la pulizia del piatto si contrappongono al caos e al sangue delle scene successive.
Quentin Tarantino oltre ad essere un amante del cibo può essere considerato un ottimo cuoco, metaforicamente parlando, per la maestria che sfoggia nel mescolare generi e citazioni realizzando opere cinematografiche inimitabili e dando vita a scene che diventano cult.
“Le iene” si apre proprio con la chiacchierata al diner e sempre in un diner inizia e si chiude “Pulp Fiction“. C’è una rapina imminente ma anche Zucchino e Coniglietta si fermano al tavolo prima di iniziare il loro sporco lavoro. “Pulp Fiction” è forse uno dei film di Quentin Tarantino in cui si nota maggiormente l’importanza che il regista conferisce al cibo, all’atto del mangiare, dell’incontro in un locale. Nella fattispecie abbiamo una conversazione indimenticabile tra John Travolta e Samuel L. Jackson sull’hamburger (ma di questo abbiamo già parlato) e Jules assapora i prodotti del fittizio Big Kahuna Burger (che ritroviamo in “Dal tramonto all’alba” e “Grindhouse“) prima di recuperare la preziosa valigetta di Marsellus Wallace. Vincent Vega, invece, discute con Mia Wallace al Jack Rabbit Slim’s sul prezzo eccessivo del milkshake, che costa 5 dollari, senza tralasciare la discussione che ha poi con Jules sulla carne di maiale.
Anche in “Kill Bill vol. 1” il cibo gioca un ruolo importante. Partendo dal presupposto che “la vendetta è un piatto che va servito freddo” e in qualche modo Quentin Tarantino ha preso il proverbio alla lettera, il cibo – estremamente pop anche in questo caso – fa la sua comparsa con la scatola di cereali Kaboom in cui Vernita Green (Vivica A. Fox) nasconde una pistola prima di beccarsi una coltellata nello sterno dalla vendicativa Beatrix Kiddo (Uma Thurman). Ritroviamo quest’ultima a Okinawa a mangiare sushi e poi all’interno di una bara in cui rivive dei flashback: il riso che deve mangiare con le bacchette, stremata dai duri allenamenti di Pai Mei, che in seguito verrà avvelenato da Elle Driver – sempre per vendetta – proprio con il cibo (teste di pesce, il suo pasto quotidiano). Beatrix entra in un diner in condizioni pessime dopo essere uscita dalla bara, ma chiede solo un bicchiere d’acqua.
Il cibo nei film di Quentin Tarantino è uno stratagemma che gli permette di dare vita a dialoghi, parte fondamentale in ogni sua opera, e di prolungare i tempi, creando tutta la tensione che precede le scene di violenza. In “Kill Bill vol. 2” Bill prepara dei sandwich con un coltello un po’ troppo grande mentre parla con Beatrix, sappiamo che i due hanno intenzione di darsele di santa ragione, ma prima di presentare la scena nuda e cruda, Tarantino imbastisce un dialogo sul povero Emilio, il pesciolino rosso di B. B., è così che la bambina “ha scoperto la vita e la morte“. Mangiare diventa un rituale prima della violenza anche in “Bastardi senza gloria“, quando il cattivissimo Hans Landa (Christoph Waltz) chiede un bicchiere di latte mentre è alla ricerca di una famiglia di ebrei da sterminare. Memorabile è anche la scena dello strudel di mele ordinato da Landa durante il suo incontro con Shoshanna (Mélanie Laurent), per la quale ordina anche un bicchiere di latte. Ebbene sì, anche un candido bicchiere di latte può nascondere della perfidia, in questo Quentin Tarantino è un esperto.
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