Un po’ di prosciutto e una fetta di melone
Prima di essere inglobata tra le grandi conquiste dell’Impero Romano e cadere in declino, la città di Pergamo fu un fiorente centro intellettuale e artistico. Templi, santuari, cambi di dinastia, saccheggi, conquiste, pergamene: accadde di tutto, tra le mura di Pergamo. Accadde anche che, nel 1878, l’archeologo tedesco Carl Humann iniziò a scavare per vedere emergere un’incredibile acropoli, dal valore inestimabile. Una sezione di quel bene prezioso, oggi, costituisce la parte fondamentale del Pergamonmuseum di Berlino.
La città, che oggi si chiama Bergama, diede i natali a Galeno, uno dei più celebri medici dell’antichità, che portò avanti delle idee che si rivelarono rivoluzionarie per molto tempo. Il suo approccio era in parte di derivazione ippocratica e il suo sistema si basava sui quattro umori corporei. Partendo dagli elementi aria, acqua, terra e fuoco, Galeno associava ad essi delle qualità, che erano caldo/freddo e umido/secco. Mantenendo in equilibrio questi elementi, si poteva raggiungere l’equilibrio psicofisico. Per poterlo fare, era necessario bilanciare i cibi. Galeno ebbe modo di studiare i benefici di una corretta alimentazione seguendo i gladiatori in qualità di loro medico. Incredibile ma vero, l’abbinamento tra prosciutto crudo e melone arriva proprio dal sistema di equilibri pensato da Galeno e, oltre ad essere tutt’oggi una combinazione apprezzatissima, è a prova di pigrizia. Anche chi è un disastro ai fornelli potrà scoprire di poter mangiare bene attraverso l’abbinamento più in voga durante l’estate.
Il “popone” provenzale
Il dolce del melone si sposa bene con il salato del prosciutto. L’estate è la stagione in cui i meloni giungono a maturazione e prendono posto sulle nostre tavole, si fanno gustoso antipasto o pausa dolce per smorzare l’afa. Il melone possiede numerose proprietà nutritive: è fresco, colorato, dissetante, antiossidante, antitumorale, antinfiammatorio, protegge la vista, è depurativo. Le sue origini non sono del tutto chiare, si pensa che sia originario dell’Asia ma alcuni semi sono stati ritrovati in Sardegna, nell’area di Cabras, e risalgono all’età del bronzo. L’Italia, insieme alla Spagna e alla Francia, è uno dei principali paesi europei produttori di meloni ma la Turchia, gli Stati Uniti e il Marocco la battono di gran lunga. La Cina, poi, copre oltre il 50% della produzione.
Il cucumis melo appartiene alla famiglia delle cucurbitacee, in Toscana si chiama anche popone. Parlava di “popones” già Plinio il Vecchio, mentre i greci lo chiamavano “melo-pèpôn”, poi evolutosi nel termine che utilizziamo oggi. Rispetto ad allora, il frutto era più piccolo, Plinio lo paragonava a un cetriolo che aveva la forma di una mela cotogna. I romani, inoltre, lo utilizzavano come un ortaggio, preparando delle insalate. Il melone più diffuso è quello di Cantalupo ma ne esistono molte varietà, tra cui il melone d’inverno, quello dalla polpa che si trova a tavola a Natale. Mentre in Italia siamo soliti accompagnare il melone con il prosciutto, in Francia si usa mettere un po’ di sale e accompagnarlo con del vino. Del Madera o del Marsala, seguendo le indicazioni di Alexandre Dumas. Cavaillon, in Provenza, è un prospero centro di produzione di meloni, ogni anno nei primi giorni di luglio si tiene una festa ad hoc dove questo frutto si può trovare in tutte le declinazioni possibili. Dumas, autore de “I tre moschettieri” e de “Il conte di Montecristo”, era un grande estimatore di meloni. Da buona forchetta quale era, fu proprio lui a suggerire con entusiasmo l’abbinamento con il vino. Quando la biblioteca della città di Cavaillon gli chiese di dare un contributo con le sue opere, lo scrittore offrì 400 volumi in cambio di un vitalizio molto particolare: 12 meloni all’anno. In suo onore e per esaltare il prodotto locale, nel 1988 fu istituita la confraternita dei Cavalieri dei meloni di Cavaillon.
Foto di Federica Di Giovanni
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